Treviso – Trofeo Topolino Under 10

Da dove comincia un torneo per dei piccoli atleti dell’under 10? Inizia dall’appuntamento di mattina presto, inizia quando si tirano giù i borsoni dalle macchine, aspettando trepidanti il pullman, inizia scegliendo i posti con i compagni e cantando canzoni più o meno “permesse” sorridendo tra loro… per qualcuno inizia anche la sera prima, quando fa fatica ad addormentarsi per l’eccitazione.
Il trofeo Topolino poi… sentono l’importanza del torneo di cui hanno tanto sentito parlare. Lo sente chi già c’è stato e sa cos’è e lo sente chi lo affronta per la prima volta.
Il pullman parte, pieno di atleti dai 6 ai 12 anni, divisi per età, per squadre, uniti per passione, per emozioni.
Si arriva di pomeriggio, dopo un lungo viaggio scandito da goccioloni di pioggia, soste-pipì, sosta-pranzo, film, canzoni, risate. Poi l’albergo, la suddivisione nelle stanze che ha reso tutti contenti (perché “con chi capito capito sempre amici sono”), riposino, cena. E dopo le raccomandazioni di Davide, passeggiata per Jesolo con gelato annesso. E poi… tutti in albergo per riposare che domani inizia il torneo… quello vero, quello in cui si gioca!
Non è facile smorzare l’eccitazione di queste piccole pesti, ma alla fine cedono al sonno dopo aver preparato le divise, i paradenti e gli scarpini.
Sveglia prevista per le 6.00: “Mi raccomando bambini alle 6.00 precise tutti in piedi che se no si fa tardi”. Ecco… poi c’è chi esagera e alle 5.15 bussa alla porta di Gennaro che crede di sognare: “Noi siamo pronti!!! Si va?” – ”A dormireeeeee!!!”. Si sa, i bambini non hanno vie di mezzo… e a colazione, tra uno sbadiglio e l’altro, ci ridiamo su.
1^ giornata al campo di La Ghirada: il pullman fa scendere la squadra, i bambini si guardano intorno con gli occhi stupiti di chi sembra stia vivendo un sogno, i genitori anche…. Stand, gazebo, cibo, gonfiabili, fumetti… tanti colori, tanta gente, tantissime squadre di tante città. Si sentono parlare dialetti diversi, tutti però con la stessa emozione: un dialetto unico, quello dei bambini, dei loro cuori che battono forte, dei loro occhi sgranati dallo stupore, della loro voglia di divertirsi, di giocare.
E allora diamo inizio al gioco: paradenti in bocca, scarpini ai piedi, tutti in campo per la prima partita. Non si inizia con una squadra facile, proprio no. Il CUS Milano ci aspetta con lo stesso colore di maglia, quindi i nostri girano le meravigliose maglie Appia (ahimé) e giocano in bianco. Forse un po’ di sonno, di stanchezza, forse l’emozione, forse è che il Milano è proprio forte (anticipo: ha vinto il torneo). Perdiamo la prima per 4 a 0. I nostri non hanno dato il massimo forse. Ma si rifaranno. Magari dopo…magari non con il Perugia, la seconda squadra che affrontiamo: stesso risultato. Peccato.
Ma tanto noi li conosciamo, tanto lo sappiamo che poi escono fuori. E infatti… ECCOLI!!! Con il Selvazzano si svegliano. Sono loro, finalmente, sono determinati ed è calata la tensione. Due mete per noi, niente per gli avversari. Bravi. Si meritano il pranzo a questo punto, non prima di una fila in cui è difficile tenerli a bada. Dopo il pranzo ancora un po’ di meritato riposo, alternato a giochi e risate come sempre. Non sono mancati gli incontri con due campioni di rugby che hanno autografato palloni comprati freschi freschi agli stand (tanto temuti dai genitori, più poveri ma sempre sorridenti).
Alle 15.30 si torna in campo per le altre partite: la musica è cambiata ragazzi, i nostri piccoletti fanno sul serio. Contro il Parco Sempione segnano 6 mete, placcano decisi, spingono determinati, giocano come una squadra, uniti, si sostengono, passano. Sono “loro”, li riconosciamo!
Il riposo è poco, si gioca quasi subito con l’Alessandria e anche qui si vince: 4 a 1.
L’ultima partita della giornata si gioca sotto la pioggia battente. I genitori si riparano sotto ombrelli e k-way mentre i piccoli guerrieri affrontano il Monselice. Questo incontro regala batticuori a volontà e merita un tifo sfrenato come quello dei mitici genitori appini. Una squadra che sta perdendo 3 a 1 e poi vince 4 a 3 merita applausi, tanti applausi! Sono loro, i nostri appini che non si arrendono neanche sul 3 a 0, i nostri guerrieri che finché non sentono 3 fischi continuano a lottare perché ci credono. (“Lo spirito del rugby è lotta senza sosta fino a che l’arbitro non dice che è finita” – Corrado Sannucci). E ci fanno sognare. Emozione, batticuore, risa, abbracci, per i genitori più fortunati pure un bacio. Loro escono distrutti dal campo, ma negli occhi hanno la luce di chi è fiero, contento, sognante.
Tutti zuppi sul pullman, li aspetta il meritatissimo “riposo del guerriero”. Cena, festa di compleanno di due bimbi dell’under 8, doccia e poi… vabbè un po’ di casino per i corridoi o nelle stanze ci provano pure a farlo ma… niente, la stanchezza è troppa e devono arrendersi, si addormentano mentre con i phon proviamo ad asciugare divise e scarpini zuppi per il giorno dopo. Nelle stanze sembrano scoppiate delle bombe e mentre raccattiamo calzini, mutande, vestiti e divise ammiriamo i loro visi angelici mentre dormono. Qualcuno parla pure nel sonno, qualcuno si agita come stesse ancora in campo. Meravigliosi. Unici.
Il secondo giorno inizia come è finito il primo, con una squadra di piccoli lottatori che hanno tanta voglia di vincere. E così è: tre partite, tre vittorie, per giocarci purtroppo un posto in classifica tra il 65° e il 72° posto su 128 squadre. Vincono contro i croati, contro la Valtellina Sondalo e contro il Casale Rugby. Meritatamente, con impegno e carattere. Forse un po’ di rimpianto per quelle prime due partite perse c’è, perché loro sono quelli dalla terza partita in poi.
Ma alla fine quello che ci portiamo a casa non è un numero in classifica, non è un gadget, una medaglia, un premio. Ci portiamo a casa 11 piccoli eroi che hanno vissuto un’esperienza unica, 11 bambini che continuiamo a veder crescere dentro il campo e fuori, mentre giocano, mentre ridono, mentre litigano e fanno pace ad una velocità che noi stentiamo a comprendere (e da cui dovremmo imparare qualcosa). Ci portiamo a casa delle amicizie fortificate sul pullman, nelle stanze, al tavolo del pranzo, oppure nate da un passaggio in campo, da una corsa fatta insieme, da un sostegno, da una meta a 16 mani, da un abbraccio mentre si festeggia, da una pacca sulla spalla per consolare. Ecco, questo è il Topolino, questo è lo sport, questo è il rugby. Questo hanno vissuto. E con tutto questo bagaglio dentro, oltre i borsoni, salgono sul pullman, stanchi, distrutti, ma davvero felici. E noi guardandoli capiamo che il sonno, la fatica, il sacrificio, le alzatacce, la pioggia… sono valse la pena.
Un grazie a Davide, a Gennaro e a tutti coloro che si sono prodigati per rendere questo “Topolino” quello che è stato: un concentrato di momenti unici. Come sono loro.

Grazie piccoli campioni!

Alessia Bigioni

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